martedì 11 maggio 2010

Arte o Scienza nella preparazione atletica.

Nell'ultimo capitolo del best-seller "Ordine & Disordine", il simpatico filosofo partenopeo Luciano De Crescenzo, dopo aver definito cosa l'uno e l'altro (Ordine = Mente; Disordine = Cuore) procede ad una analisi e catalogazione di personaggi di varia umanità, non tralasciando santi, poeti, scienziati e uomini di sport e definendo tra glia altri:

  • Coppi, Platini, Rivera - Ordinati;

  • Bartali, Maradona - Disordinati.
Al termine, l'autore invita il lettore a dilettarsi nel continuare in questa analisi ed elencazione. Assicuro che chi, come il sottoscritto (Prof. P.Iodice, mio padre ndr), si è cimentato nel gioco, è rimasto interdetto quando questo chiamava a catalogo, in primis se stesso, ed in seguito: colleghi, tecnici, allenatori ed operatori del mondo dello sport (tra cui me!).
Il rigore scientifico e la creatività, la certezza ed il dilemma, il positivo ed il negativo, hanno da sempre diviso l'umano pensiero tanto che, probabilmente, l'uomo si è dovto inventare il "dubbio", incapace forse di discernere l'uno da l'altro.
Emipricità od arte e metodologia o scienza, rappresentano ancora oggi dilemmi da lasciare interdetti anche i più attenti ed accreditati operatori del nostro settore.
Nel corso di un Convegno Internazionale, svoltosi nel luntano 1980 a Tel Aviv (Israele), con tema provocatorio: "L'arte o la scienza dell'allenamento" furono già allora posti inquietanti interrogativi.
Non ricordo si sia giunti, anche in quella accreditatissima sede, a definizioni sulla maggiore o minore validità dell'una o dell'altra.
Volendo oggi conciliare le teorie, potremmo definire:

  • L'Arte - La capacità di manipolare i vari elementi dell'allenamento fino ad ottenere risultati ottimali;

  • La Scienza - L'applicazione rigorosa di metodi, tecnologie e programmi basati tutti su principi inoppugnabili.
Nello sport in generale così come nelle attività sportive agonistiche, così come non esistono maghi o stregoni, depositari di formule magiche in grado di trasformare un comune atleta in un campione, non esistono formule e tecniche di preparazione atletica miracolose.
Il quoziente genetico (vedi post n.2 pubblicato il 01/05/10), sostenuto da attività giuste ed appropriate, tutte il più opportunamente e sapientemente dosate e variegate, possono nel tempo esaltare la performance.
In questi ultimi anni, la scienza dell'allenamento ha subito un incremento di tipo esponenziale in quanto si è posta parallelamente alle scienze biomeccaniche e medico-biologiche da cui attinge continuamente, conoscenza e metodo di studio sia per la ricerca che per l'applicazione pratica.
Così come per i "protocolli terapeutici" utilizzati in campo medico/riabilitativo, si sta oggi giungendo alla codifica dell'allenamento e della preparazione atletica dello sportivo.
La differenza sostanziale consiste che: per un farmaco si effettuano, prima del lancio sul mercato sperimentazioni e verifiche in laboratorio; per quanto concerne la preparazione atletica, la relativa somministrazione o coincide con la sperimentazione stessa o viene affidata la stessa, all'estro estemporaneo artistico dell'allenatore.
Se l'anamnesi, la diagnosi, la prognosi e la terapia rappresentano il protocollo di esercizio della scienza medica, quanta scienza viene applicata quotidianamente nella preparazione atletica?
Se alla base di una corretta impostazione metodologica dovrebbe esserci:
  • Il sapere
  • Il saper fare
  • Il saper far fare
dalla verifica critica quotidiana del nostro operare, quante risposte ai vari "sapere" sviluppiamo con il nostro operare?
I conclusione citando una massima del Prof. C.Bosco riteniamo di affermare, dopo una rigorosa analisi introspettiva che "il miglior allenatore resta colui che sbaglia meno!".



[tratto dagli atti del convegno nazionale F.I.A.S. Ischia '96 a cura del Prof. Pasquale Iodice docente presso la Facoltà di Scienze Motorie dell'Università degli Studi di Cassino]

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