venerdì 21 maggio 2010

The Fryette's Laws - I movimenti fisiologici del rachide.

Uno dei più illustri nomi della medicina osteopatica mondiale è Harrison Fryette, D.O. (Diplomato in Osteopatia). Enunciò le sue “leggi” sui movimenti fisiologici della colonna vertebrale nel 1918. Da allora tutti i terapisti manuali, osteopati, chiropratici, manipolatori etc. etc. parlano un linguaggio comune. E’ doveroso dire che con tali leggi oltre a nascere nuovi dogmi in materia di medicina osteopatica son sorte anche innumerevoli controversie e dubbi, ciò nonostante, tutt’oggi “The Fryette’s Lows” restano le pietre miliari della didattica di tutta la medicina osteopatica mondiale.
Le leggi sono 3 ma alcuni autori non attribuiscono la III legge a H. Fryette bensì a C.R. Nelson enunciata nel 1948, difatti l’osteopatia classica ne riconosce soltanto 2. 
Mentre sulla III legge l’osteopatia mondiale è concorde nel riconoscerla valida su tutto il rachide, un’altra controversia è sorta sulla validità della I e della II legge sulle vertebre del tratto cervicale: l’osteopatia classica reputa le 2 leggi valide solo per il tratto dorsale e lombare mentre la moderna ritiene valida le leggi anche per la cervicale bassa (da C3 a C7). Tutti concordi invece, nell’affermare che la I e la II legge non sono valide sulla cervicale alta (le prime 2 vertebre “atipiche”: Atlante C1 ed Epistrofeo C2).

Come anticipazione alle Leggi è doverosa la “leggenda” riguardante i movimenti possibili del rachide:

R: Rotation (rotazione)

S: Sidebending (inclinazione laterale)

E: Extension (estenzione)

F: Flexion (flessione)

N: Neutral (neutralità)

• La I legge di Fryette afferma che in neutralità l’inclinazione da un lato determina la rotazione dei corpi vertebrali dal lato opposto (ovvero rotazione in direzione della convessità). NSR.

• La II legge di Fryette afferma che in flessione o in estensione l’inclinazione da un lato determina una rotazione dei corpi vertebrali dallo stesso lato (ovvero rotazione in direzione della concavità). FSR o ESR.

• La III legge di Fryette afferma che il movimento vertebrale su un piano riduce automaticamente la mobilità sugli altri 2 piani.


In conclusione, “The Fryette’s Lows” hanno sconvolto e regolamentato la medicina osteopatica mondiale e son diventate le regole sulle quali si basano le manipolazioni vertebrali dirette, indirette, le tecniche vertebrali miotensive (di Mitchell), le tecniche fasciali, cranio-sacrali, posturali etc. etc.
"Osa essere diverso. In così tanti preferiscone esser ortodossi anzichè giusti." [tratto da "Principi della tecnica osteopatica di Harrison H. Fryette]

[A cura del Ft. Enzo Iodice, Posturologo, Rieducatore Posturale Mézières e Terapista Manuale Osteopatico]






giovedì 20 maggio 2010

Tacere è un'arte.

Tacere è un'arte.
Parla solo quando devi dire qualcosa che vale più del silenzio.
Esiste un momento per tacere, così come ne esiste uno per parlare.
Il momento di tacere deve venire sempre prima.
Quando si sarà imparato a mantenere il silenzio, si potrà parlare  rettamente.
Tacere quando si è obbligati a parlare è segno di debolezza, ma parlare quando si dovrebbe tacere indica leggerezza e scarsa discrezione.
È sicuramente meno rischioso tacere che parlare.
L'uomo è padrone di se' solo quando tace: quando parla appartiene meno a se stesso che agli altri.
Quando devi dire una cosa importante, stai attento: dilla prima a te stesso, poi ripetila, per non doverti pentire quando l'avrai detta.
Quando si deve tenere un segreto non si tace mai troppo.
Il silenzio del saggio vale più del ragionamento del filosofo.
Il silenzio può far le veci della saggezza per il povero di spirito.
Forse chi parla poco è un mediocre, ma chi parla troppo è uno stolto travolto dalla voglia di apparire.
L'uomo coraggioso parla poco e compie grandi imprese: l'uomo di buon senso parla poco e dice sempre cose ragionevoli.
Siate sempre molto prudenti, desiderare di dire una cosa  è spesso motivo sufficiente per tacerla.

[Autore anonimo, tratto dal blog della Sig.ra Grazia Maria - http://graziamariablog.blogspot.com/]

martedì 11 maggio 2010

Arte o Scienza nella preparazione atletica.

Nell'ultimo capitolo del best-seller "Ordine & Disordine", il simpatico filosofo partenopeo Luciano De Crescenzo, dopo aver definito cosa l'uno e l'altro (Ordine = Mente; Disordine = Cuore) procede ad una analisi e catalogazione di personaggi di varia umanità, non tralasciando santi, poeti, scienziati e uomini di sport e definendo tra glia altri:

  • Coppi, Platini, Rivera - Ordinati;

  • Bartali, Maradona - Disordinati.
Al termine, l'autore invita il lettore a dilettarsi nel continuare in questa analisi ed elencazione. Assicuro che chi, come il sottoscritto (Prof. P.Iodice, mio padre ndr), si è cimentato nel gioco, è rimasto interdetto quando questo chiamava a catalogo, in primis se stesso, ed in seguito: colleghi, tecnici, allenatori ed operatori del mondo dello sport (tra cui me!).
Il rigore scientifico e la creatività, la certezza ed il dilemma, il positivo ed il negativo, hanno da sempre diviso l'umano pensiero tanto che, probabilmente, l'uomo si è dovto inventare il "dubbio", incapace forse di discernere l'uno da l'altro.
Emipricità od arte e metodologia o scienza, rappresentano ancora oggi dilemmi da lasciare interdetti anche i più attenti ed accreditati operatori del nostro settore.
Nel corso di un Convegno Internazionale, svoltosi nel luntano 1980 a Tel Aviv (Israele), con tema provocatorio: "L'arte o la scienza dell'allenamento" furono già allora posti inquietanti interrogativi.
Non ricordo si sia giunti, anche in quella accreditatissima sede, a definizioni sulla maggiore o minore validità dell'una o dell'altra.
Volendo oggi conciliare le teorie, potremmo definire:

  • L'Arte - La capacità di manipolare i vari elementi dell'allenamento fino ad ottenere risultati ottimali;

  • La Scienza - L'applicazione rigorosa di metodi, tecnologie e programmi basati tutti su principi inoppugnabili.
Nello sport in generale così come nelle attività sportive agonistiche, così come non esistono maghi o stregoni, depositari di formule magiche in grado di trasformare un comune atleta in un campione, non esistono formule e tecniche di preparazione atletica miracolose.
Il quoziente genetico (vedi post n.2 pubblicato il 01/05/10), sostenuto da attività giuste ed appropriate, tutte il più opportunamente e sapientemente dosate e variegate, possono nel tempo esaltare la performance.
In questi ultimi anni, la scienza dell'allenamento ha subito un incremento di tipo esponenziale in quanto si è posta parallelamente alle scienze biomeccaniche e medico-biologiche da cui attinge continuamente, conoscenza e metodo di studio sia per la ricerca che per l'applicazione pratica.
Così come per i "protocolli terapeutici" utilizzati in campo medico/riabilitativo, si sta oggi giungendo alla codifica dell'allenamento e della preparazione atletica dello sportivo.
La differenza sostanziale consiste che: per un farmaco si effettuano, prima del lancio sul mercato sperimentazioni e verifiche in laboratorio; per quanto concerne la preparazione atletica, la relativa somministrazione o coincide con la sperimentazione stessa o viene affidata la stessa, all'estro estemporaneo artistico dell'allenatore.
Se l'anamnesi, la diagnosi, la prognosi e la terapia rappresentano il protocollo di esercizio della scienza medica, quanta scienza viene applicata quotidianamente nella preparazione atletica?
Se alla base di una corretta impostazione metodologica dovrebbe esserci:
  • Il sapere
  • Il saper fare
  • Il saper far fare
dalla verifica critica quotidiana del nostro operare, quante risposte ai vari "sapere" sviluppiamo con il nostro operare?
I conclusione citando una massima del Prof. C.Bosco riteniamo di affermare, dopo una rigorosa analisi introspettiva che "il miglior allenatore resta colui che sbaglia meno!".



[tratto dagli atti del convegno nazionale F.I.A.S. Ischia '96 a cura del Prof. Pasquale Iodice docente presso la Facoltà di Scienze Motorie dell'Università degli Studi di Cassino]

venerdì 7 maggio 2010

Il valore di un sorriso

Donare un sorriso rende felice il cuore:
Arricchisce chi lo riceve senza impoverire chi lo dona.
Non dura che un istante ma il suo ricordo rimane a lungo.
Nessuno è così ricco da poterne fare a meno né così povero da non poterlo donare.
Il sorriso crea gioia in famiglia dà sostegno nel lavoro ed è segno tangibile d'amicizia.
Un sorriso dona sollievo a chi è stanco, rinnova il coraggio nelle prove e nella tristezza è medicina.
E se incontri chi non te lo offre, sii generoso e porgigli il tuo:
Nessuno ha tanto bisogno di un sorriso come colui che non sa darlo.
[P. Faber]

mercoledì 5 maggio 2010

L'angolo del buon umore: "Cose che succedono..."

Un uomo d'affari deve recarsi per qualche giorno all'estero per un viaggio di lavoro, convoca il buon SAID, suo fidato domestico e gli spiega la
situazione: "Mi raccomando che tutto fili liscio e qualsiasi cosa chiamami!".
Risponde Said: "Si signore no preoccupare".
Dopo qualche giorno l'uomo d'affari, non sentendo notizie chiama a casa:
- "Ciao Said come và?".
- "Tutto male!" risponde Said.
- "Perchè cosa è successo?".
- "Rotto manica della vanga!".
- "Ma, porco cane, Said, mi hai fatto prendere un colpo, poco male, cosa vuoi che sia un manico della vanga!!!". Poi, preso dal rimorso, l'uomo d'affari, pensa che Said potrebbe prendersela a male e allora cerca di conciliare: "Com'è successo?".
- Risponde Said: "Niente, sotterravo il suo cane".
- "Ma come il mio cane che amovo come un figlio?...".
- "Caduto in piscina!".
- "Ma Said, è un cane Terranova, un cane bagnino come è potuto annegare in piscina?".
- "No acqua in piscina e lu caduto e morto!".
- "Ma come se abbiamo da poco fatto la solita pulizia di manutenzione e messo l'acqua per l'estate!!".
- "Si, ma acqua usata dai pompieri per spegnere grosso incendio!".
- "Incendio?? Ma quale incendio Said??".
- "Preso fuoco casa!".
- "La mia casa??? Ma com'è successo???".
- "Camera ardente sua madre, c'era candela vicino tenda, tutto bruciato!".
- "Camera ardente? Mia mamma?? E' morta??? Nooo, ma se abbiamo festeggiato la settimana scorsa il suo 70° compleanno ed era carica d'energia!!!!".
- "Ma ieri notte sua mamma non riusciva a prendere sonno, andata a chiedere aiuto a sua moglie, ma l'ha trovata sul suo letto con suo migliore amico!".
- L'uomo d'affari disperato e singhiozzando: "Ma come??? Mi stai dicendo che mia moglie mi tradisce con mio migliore amico??? Ma Said, porca puttana resto via 4 giorni e la mia vita è distrutta! Ma non c'è proprio niente di POSITIVO in questi 4 giorni di merda??".
- "Si, padrone!".
- "Ah, meno male!"..
- "Si ricorda che l'altra settimana ha fatto le analisi per l'HIV??"
- Ed il capo sorridente "Si! Si!".
- "Ecco, quello POSITIVO!"

lunedì 3 maggio 2010

Prevenzione delle patologie legate alla retrazione della Catena Cinetica Posteriore negli atleti adolescenti.


Una premessa sulla retrazione fisiologica della CCP.

In fase pre-adolescenziale (12 anni) fino al termine dell’adolescenza (18-21 anni) i ragazzi ed in particolare i giovani atleti, soffrono fisiologicamente di una retrazione della catena cinetica posteriore in principal modo presentano il seguente quadro posturale: retrazione dei muscoli di Hamstring (ischiocrurali), bacino retroverso con rigidità della cerniera lombo-sacrale ed ipermobilità di compenso del tratto cervico-dorsale evidente clinicamente in una osservazione/valutazione dell’atleta in flessione anteriore in stazione eretta visto lateralmente.
La motivazione principale di tale retrazione è di tipo auxologico: Lo sviluppo delle masse muscolari non procede parallelamente con quello scheletrico; in pratica le ossa, nel periodo in oggetto, crescono più rapidamente rispetto al sistema musco-tendineo-connettivale ed il sistema fasciale risulta essere virtualmente una corda troppo corta per un arco in rapida espansione. Solo al termine della fase adolescenziale, il giusto equilibrio tra i 2 apparati sarà equilibrato (salvo eccezioni patologiche spesso congenite).


Principi posturali importanti (Mézières):

• La lordosi è responsabile della cifosi e non il contrario: la soppressione di una cifosi si traduce in un aumento della lordosi dovunque essa si trovi;

• La lordosi è responsabile della scoliosi: i muscoli spinali, estensori del rachide sono anche rotatori e flessori laterali; il loro accorciamento genera la scoliosi ed allungandoli si possono correggere le rotazioni e flessioni laterali vertebrali;

• La lordosi è mobile: si sposta come un "anello di una tenda" sul rachide, man mano che la si corregge dal segmento che occupa si sposta;

• La rotazione interna delle radici degli arti predomina: Quando l'equilibrio delle tensioni agonisti-antagonisti viene infranto dall'eccesso di tono di un gruppo muscolare, questo va sempre a vantaggio dei rotatori interni (psoas + semitendinoso/semimembranoso);

• Il blocco del torace in ispirazione coesiste con la lordosi: poiché il lavoro congiunto dei pilastri posteriori e dello psoas sono lordosizzanti;

• Non esiste un allungamento della catena posteriore se non c’è l’allineamento OSS (Occipite/Scapole/Sacro): poiché la lordosi è mobile occorre bloccare le “vie di fuga”;

• Il cavo popliteo è la III lordosi: oltre l’allineamento OSS bisogna assicurarsi l’appianamento del cavo popliteo;

Autotrattamento posturale globale secondo metodo Mezieres e leggi principali

La perdita di estensibilità della catena posteriore è all'origine di tutte le nostre deformazioni; l'azione di restauro di questa estensibilità perduta obbedisce ad alcune leggi: deve riguardare l'insieme del sistema mioscheletrico (globalità) e va praticata con posture mantenute a lungo alle quali si aggiungono, quando possibile, tutte le tecniche sedative e lenitive quali digitopressioni, massaggi, contrazione/rilassamento, stretch & spray ecc.
È una tecnica globale che associa contemporaneamente un lavoro statico (o moderatamente dinamico) eccentrico dei gruppi ipertonici, un lavoro statico (o moderatamente dinamico) concentrico dei gruppi ipotonici.
Le posture, sempre delordosizzanti, sono praticate con un metodo di respirazione particolare destinato a detendere e rilassare il diaframma (espirazione lunga, lenta e prolungata), e uno sforzo di rotazione esterna delle radici degli arti.

Si consiglia, come preparazione, un lavoro settoriale sull’allungamento dei seguenti muscoli che risultano essere distretti/chiave negli squilibri posturali:
• Diaframma
• Ileo Psoas
• Ischiocrurali
• Quadrato dei lombi
• Piriforme

Conclusioni

Ho ritenuto questa sintesi utile a tutti gli allenatori, istruttori o preparatori atletici che lavorano con ragazzini e che in buona fede ignorano queste regole favorendo inconsapevolmente l’insorgenza di patologie di origine posturale quali pubalgie, osteocondrosi dell’apofisi tibiale (Osgood-Schlatter), sacro-ileiti, sindromi del piriforme, discopatie, retrazioni achillee, iperpressioni rotulee, conflitti sub-acromiali di spalla, sindromi del tratto ileo-tibiale etc. etc.
Nelle sedute di allenamento, sarebbe ideale dedicare una parte del tempo in palestra ad un lavoro di autoposture magari, ove possibile, con la saltuaria supervisione di uno specialista del settore. I benefici si possono concretamente tradurre in ordine di importanza nel:
• miglioramento della postura viziata fisiologica dei giovani atleti;
• riduzione notevole del rischio infortuni;
• miglioramento delle prime performance degli adolescenti.


[A cura del Ft. Enzo Iodice, Rieducatore Posturale Mézières e Terapista Manuale Osteopatico]

sabato 1 maggio 2010

Campioni si nasce o si diventa?


Alessandro Gentile

Va bene l'allenamento, la costanza, la determinazione, ma per diventare campioni, o comunque sportivi di alto livello, non c'è niente da fare, bisogna essere 'predisposti'. A rivelare questa 'amara' scoperta sono i ricercatori dell'Irccs Istituto ortopedico Galeazzi di Milano che, in collaborazione con i ricercatori dell'ateneo di Udine, dell'università Vanderbilt nell'Iowa e dell'università del Tennessee, hanno studiato 205 atleti, di cui 53 di livello agonistico e 152 dilettanti e 458 non atleti. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Bmc Medical Genetics, ha esaminato il Dna di sportivi e non per verificare la presenza di una variante (polimorfismo) del gene del recettore dell'interleuchina 1, la molecola responsabile dell'infiammazione dell'apparato muscolare in conseguenza agli sforzi fisici.
«Negli atleti agonistici - riferisce una nota dell'Irccs Galeazzi - questo gene è presente in misura doppia rispetto ai non sportivi. Quindi l'atleta agonistico ha la caratteristica di presentare una risposta infiammatoria maggiore nella propria struttura muscolare, ma possiede anche la capacità di recuperare più velocemente rispetto a chi non fa sport, riuscendo quindi ad allenarsi di più degli altri. È chiaro che si tratta di una predisposizione e che l'effettiva capacità atletica dipende anche da fattori ambientali e motivazionali». [tratto da "Il Mattino" del 26/04/2010]